Il datore può modificare l’orario di lavoro senza consenso?

Il datore di lavoro ha un certo margine di autonomia organizzativa, ma non può modificare unilateralmente l’orario di lavoro in modo sostanziale e continuativo, se questo comporta peggioramenti per il lavoratore. In tal caso, è necessaria una modifica del contratto o il consenso del dipendente. Ad esempio, se un lavoratore ha un contratto con orario fisso 9-17, non si può cambiare improvvisamente a 14-22 senza accordo. È sempre consigliabile discutere eventuali variazioni con l’azienda e, se necessario, farsi assistere da un avvocato specializzato in diritto del lavoro.

Come funzionano le pause durante l’orario di lavoro?

Secondo la legge italiana, se l’orario supera le 6 ore giornaliere, il lavoratore ha diritto ad una pausa minima di 10 minuti, anche se molti contratti collettivi prevedono pause più lunghe, fino a 15-30 minuti. La pausa può non essere retribuita, a seconda del CCNL applicato. Ad esempio, un impiegato con turno di 8 ore avrà diritto a una pausa di almeno 10 minuti, spesso concordata con il datore di lavoro. È importante verificare il proprio contratto e accordi aziendali.

Posso essere controllato sul posto di lavoro?

Il datore di lavoro può effettuare controlli sull’attività lavorativa, ma sempre nel rispetto della privacy del lavoratore. Sono vietati controlli occulti o invasivi come videocamere nascoste o registrazioni non autorizzate. I controlli a distanza devono essere giustificati da esigenze organizzative, produttive o di sicurezza, e autorizzati da sindacati o dall’Ispettorato del Lavoro. Ad esempio, l’uso di sistemi di monitoraggio delle email aziendali è consentito solo se comunicato preventivamente ai dipendenti.

Quali sono i diritti in caso di maternità?

Durante la gravidanza e fino al primo anno di vita del bambino, la lavoratrice gode di una forte tutela contro il licenziamento. Ha diritto al congedo obbligatorio di maternità, generalmente di 5 mesi (2 mesi prima e 3 dopo il parto), e può usufruire di congedi parentali. La retribuzione è garantita dall’INPS secondo la contribuzione versata e il tipo di contratto. Ad esempio, una madre lavoratrice dipendente ha diritto a un’indennità pari all’80% della retribuzione media durante il congedo. È consigliabile informare tempestivamente il datore e richiedere tutte le certificazioni necessarie.

Il contratto a tempo determinato può essere rinnovato?

Sì, un contratto a tempo determinato può essere rinnovato o prorogato, ma con limiti precisi. La durata complessiva non deve superare i 24 mesi e il numero massimo di proroghe è quattro. Per rinnovi superiori a 12 mesi è necessario indicare una causale che giustifichi la durata. Ad esempio, un’azienda può rinnovare un contratto per esigenze temporanee come un picco di lavoro stagionale, ma deve rispettare questi limiti per evitare che il contratto si trasformi automaticamente in un contratto a tempo indeterminato.

Cosa fare se il datore non paga lo stipendio?

12 ago

Scritto da Luigia Romano

Trovarsi senza lo stipendio è una situazione difficile e stressante, che può mettere a dura prova le tue finanze e la tua serenità. Il primo passo è inviare un sollecito scritto magari tramite raccomandata o PEC, per chiedere ufficialmente il pagamento. Scarica dal nostro sito il modello fac-simile e compila i campi per avviare subito la procedura.

Se il problema persiste, puoi ricorrere al giudice del lavoro per ottenere un decreto ingiuntivo e farti pagare. Nei casi gravi, puoi anche dimetterti per giusta causa senza preavviso, ad esempio se il mancato pagamento è prolungato.

👉Per esempio: Se lavori da 2 mesi senza stipendio, invia il sollecito e poi valuta con un legale e/o sindacale sul come procedere.

💡 Consiglio: Conserva tutte le buste paga e le comunicazioni, potrebbero essere prove fondamentali in futuro.

Ricorda: non sei solo in questa situazione, e ci sono strumenti e professionisti che possono aiutarti a far valere i tuoi diritti.

Luigia Romano

Cosa fare se il datore non paga lo stipendio?

novaLex lawyer

Contatti